Ascolto

Ascolto

“Ogni persona pensa che il proprio dolore, problema, malattia sia il più grave di qualsiasi altra persona, quindi bisogna comunque trattarla con il rispetto e l’empatia che merita” – S.R. 37 ANNI

“La gioia più bella è quando loro ti ringraziano, quando si confidano con te per i loro problemi e le loro paure e soprattutto i loro successi.” – I.M. 34 anni

TESTIMONIANZE INTEGRALI:

Da piccola sognavo di fare la fioraia…fa un po’ ridere…

Sono sempre stata una tipa estroversa e non ho mai avuto grosse difficoltà a conoscere persone e rapportarmici.

Fino alla quinta superiore non sapevo bene cosa avrei voluto fare da “grande”…la mia idea era rimanere in ambito sportivo (amavo la pallavolo e me la cavavo piuttosto bene 😉)…ma per diverse ragioni ho fatto una scelta dettata dalle possibilità di trovare lavoro, dal tipo di studio (studiare il corpo umano come funzionano mi piaceva, mi intrigava) e per ultimo ma non meno importante, volevo fare un lavoro che mi permettesse di stare a contatto con le persone.

Io amo fare il mio lavoro, prendermi cura degli altri, lo faccio anche fuori dal lavoro, per amici, familiari…se posso aiutare lo faccio…non so…forse è una vocazione ma sicuramente ho anche tanta passione per il mio lavoro. Che non è solo dare la terapia, mettere accessi venosi… cioè fare cose pratiche…ma è capire e soddisfare i bisogni della persona che hai di fronte. Di questa cosa ne sono diventata più consapevole anche con gli anni di lavoro e facendo corsi di formazione.

Ho lavorato 10 anni per dire in pronto soccorso, dove se ne vedono di ogni dalle cose meno serie a quelle più serie, e proprio grazie alla formazione continua che facciamo noi infermieri sono riuscita a fare meglio il mio lavoro dal punto di vista anche empatico quando mi dissero a un corso: ogni persona pensa che il proprio dolore, problema, malattia sia il più grave di quasi altra persona quindi bisogna comunque trattarla con il rispetto e l’empatia che merita pur avendo noi infermieri la competenza per capire che non è una malattia grave. Questo mi ha aiutata molto a capire i pazienti.

Sono 15 anni che faccio questo mestiere, la passione c’è ancora, ma non è scontata per tutti.

Nel senso che non è così per tutti gli infermieri, adesso… c’è sto virus, nessuno ci capisce niente (forse sono un po’ prolissa eh), ma voglio raccontarti quest’ultima cosa: da tre anni non faccio i turni, ho un contratto part time…a Marzo mi sono offerta per tornare in pronto soccorso ad aiutare i miei colleghi con un tempo pieno e turni notturni…avevano aperto un reparto di 8 letti di semintensiva (ECU=Emergency cure unit) per pazienti COVID che necessitavano di ventilazione con i “famosi caschi”…roba mai fatta e vista in vita mia… l’ho fatto con piacere.. è stata un esperienza professionale ed emotiva veramente forte durata un mese…parte integrante della cura medica era “esserci”: ascoltare, raccontare, dare una parola di conforto.

Ora sono tornata li, ritornando a fare i turni, situazione più complessa di Marzo reparto pieno, sarà più lunga, molto più lunga, ma la voglia di dare il mio contributo è tanta…non so è passione o vocazione…lascio a te.

S.R. 37 ANNI, INFERMIERA OSPEDALE DI IMOLA

Inizialmente come tutti molti ragazzi che escono dalle superiori non sapevo bene cosa avrei fatto nella vita, ma sicuramente sarebbe stato qualcosa che avrebbe potuto aiutare le persone malate. Dopo anni di studi e fatiche sono riuscita nel mio intento, sono una farmacista ospedaliera e mi occupo di farmaci oncologici. Il mio ruolo è quello di gestire la terapia oncologica nella maniera migliore possibile, cercando di fare avere il farmaco al paziente. Come tutti i pazienti che devono seguire delle cure a livello ospedaliero, devono essere seguiti nella maniera migliore possibile, non solo a livello tecnico ma anche morale, sono pazienti fragili a cui è stata data la notizia peggiore della loro vita, il mio obiettivo è anche quello rendere più semplice il loro percorso, spiegando loro la terapia e cercando di dedicargli tempo e anche un sorriso. La gioia più bella è quando loro ti ringraziano, quando si confidano con te per i loro problemi e le loro paure e soprattutto i loro successi. Io  sono parte solo di una piccola fetta del loro percorso, non sono io a fare diagnosi o a curarli, a quello ci pensano i medici, ma insieme a loro, agli infermieri, ai biologi che fanno le analisi ecc.. faccio parte di un grande percorso che accompagna le persone fragili nella malattia. La mia motivazione più grande è la gratificazione di un sorriso o di un semplice grazie del paziente.

Il covid non ha fermato le altre malattie, siamo stati in ospedale preparato pacchetti da spedire, abbiamo cercato di agevolare il più possibile il paziente e rendergli il percorso sicuro. È stata dura, continua a essere impegnativo, ma l’importante è raggiungere l’obiettivo. Il pazienti non devono smettere di curarsi per paura del covid. E noi faremo di tutto per agevolarli il percorso nella maniera più sicura possibile!

I.M. 34 anni – FARMACISTA OSPEDALIERA POLICLINICO SANT’ORSOLA – FARMACIA CLINICA – AREA ONCOEMATOLOGICA