Ama quello che fai

Ama quello che fai

“Ho scelto di fare lo stesso lavoro di mio padre all’età di 13 anni, perché vedevo la grande stima che riceveva dalle persone che curava per quello che faceva, [..] e nonostante le grandi difficoltà del momento rifarei tutto” – L.O. 39 ANNI

“Da 30 anni vado a lavoro con lo stesso spirito che avevo il primo giorno. Anche nelle mansioni che mi piacciono meno, cerco di metterci il massimo dell’impegno e me le faccio piacere per forza.” – C.S. 56 ANNI

TESTIMONIANZE INTEGRALI:

“L’unico modo di fare un ottimo lavoro è amare quello che fai” Steve job. Questo vale per qualunque lavoro una persona decida di fare. Io ho scelto di fare lo stesso lavoro di mio padre all’età di 13 anni, perché vedevo la grande stima che riceveva dalle persone che curava per quello che faceva. Avevo deciso di mettere tutto il mio impegno per provare a raggiungere quella meta, se poi non fossi stata in grado di superare l’esame di ammissione avrei pensato ad un piano B. Ma io volevo quello a tutti i costi. Poi sono entrata e sono arrivata in fondo ( sempre continuando a giocare a pallavolo mia compagna di vita…). Adesso sono un medico di famiglia e nonostante le grandi difficoltà del momento rifarei tutto! Con questa Pandemia la sfida è molto impegnativa e quello che mi aiuta è “giocare di squadra“ insieme ai miei colleghi per vincerla.

L.O. 39 ANNI – MEDICO DI FAMIGLIA – IMOLA

Quando mi si chiede se amo ancora il mio lavoro, rispondo sì, con fermezza. Da 30 anni vado a lavoro con lo stesso spirito che avevo il primo giorno. Anche nelle mansioni che mi piacciono meno, cerco di metterci il massimo dell’impegno e “me le faccio piacere per forza”. Certo, il mio ruolo è cambiato parecchio: da infermiera in corsia, sono passata a coordinatore. E’ un modo più distaccato di aiutare le persone, ma mi sento comunque partecipe della loro guarigione e nel cercare di rendere un percorso per loro doloroso, il più sereno possibile. Anche solo aiutare una donna nel cercare una parrucca dopo la terapia, mi fa sentire utile e solidale. Non so se tornerei a fare l’infermiera sul campo. E’ un lavoro che ti sconvolge la vita nel bene e nel male e spesso non è così ben riconosciuto… A mia figlia l’ho sconsigliato, ma ammiro tantissimo le colleghe che lo svolgono ancora con forte abnegazione.

C.S. 56 ANNI, COORDINATORE INFERMIERISTICO REPARTO DI ONCOLOGIA ISTITUTO ORTOPEDICO RIZZOLI